Titolo dell'ultimo libro di Malachia (V.). Gli
studiosi sono incerti se attribuirne il titolo al nome dell'autore e se
interpretarlo come la ripresa di un passo presente nelle pagine del libro
(
malachia: voce ebraica: il mio messo). In ogni caso non è stato
possibile ricostruire la biografia dell'autore. Il libro, nella stesura
originale in ebraico, comprende tre capitoli che nella Volgata sono diventati
quattro per una diversa ripartizione degli argomenti. Utilizzando il testo
ebraico si distinguono sette parti: un preambolo (I, 1-5) di introduzione
generale al testo; una denunzia dei sacerdoti che vengono meno ai doveri del
proprio ufficio (I, 6 - II, 9); una denunzia dei matrimoni misti fra ebrei e
individui di altre razze e la riprovazione delle pratiche di divorzio (II,
10-16); l'annunzio della prossima venuta di un messo di Yahweh che avrà
il compito di giudicare le azioni degli uomini del suo popolo (II,17 - III 5);
una condanna dei trasgressori delle decime (III 6-12); una lunga prolusione tesa
a dimostrare come sia erroneo il pensiero di chi crede che assolvere ai propri
doveri religiosi non porti alcun frutto, e nelle quali si preannuncia il
prossimo giudizio universale (III, 13-21); e infine un epilogo, probabilmente
aggiunto a posteriori, nel quale si raccomanda l'osservanza della legge di
Mosè e si preannuncia la venuta del profeta Elia alla vigilia del
giudizio universale (III, 22-24). Per quanto riguarda le ipotesi sul periodo nel
quale è stato steso il testo originale l'osservazione di alcuni elementi
in esso presenti è stata illuminante: l'accenno alla presenza di un
governatore di Gerusalemme fa pensare a un periodo posteriore a quello
dell'esilio, mentre d'altro canto il lungo brano dedicato alla condanna dei
matrimoni misti ci permette di affermare che lo scritto è anteriore alla
riforma di Neemia: una localizzazione temporale abbastanza precisa indica dunque
attorno al 450 a.C. la stesura del testo originale. Per quanto riguarda
l'importanza storica dello scritto, essa risiede principalmente nell'aspetto
documentaristico che esso dà della società ebraica e in
particolare indica chiaramente alcuni aspetti della problematica religiosa del
periodo: il continuo riferimento alla dottrina del culto, alla necessità
di mantenere unito il popolo ebreo evitandone la unione con altre razze,
ecc.